Buone prassi e networking nella gestione dell’epatite C in soggetti con disturbo da Addiction, al tempo del Coronavirus

Il Progetto HAND

By 18 Luglio 2020

Opzioni

26 Ottobre 2020 9:30 - 12:30

Responsabili scientifici: Prof.ssa Gloria Taliani, Dott. Pietro Casella

Razionale scientifico: L’infezione da epatite C rappresenta una forma morbosa molto insidiosa, sia per l’elusività del virus sia per facilità di contagio tra i soggetti a rischio, come i consumatori di sostanze stupefacenti.
I vari organismi internazionali che si occupano del problema (WHO, UNODC, EMCDDA, ECDC) suggeriscono l’adozione di strategie specifiche per limitarne la diffusione fino alla sua eradicazione; obiettivo ritenuto raggiungibile dall’OMS entro il 2030.
La recente disponibilità di nuovi trattamenti farmacologici a maggiore efficacia e meglio tollerati (Direct-Acting Antivirals – DAAs) rappresenta un punto di forza per la reale opportunità di un intervento risolutivo nei confronti dell’infezione da epatite C, mentre il maggiore punto di debolezza continua ad essere la bassa percentuale di soggetti a rischio sottoposti a test per la rivelazione del virus.

In questi ultimi mesi, la strategia italiana rivolta alla eliminazione dell’epatite C, si è scontrata con l’emergenza coronavirus che, in molte realtà, ha indotto a ripensare e trasformare il sistema di cura e presa in carico dei pazienti. In particolare, e analogamente alle altre forme morbose, la necessità di ridurre la circolazione delle persone, il mantenimento del distanziamento fisico e l’adozione di misure di prevenzione e protezione spesso non ha consentito di continuare ad assistere questa popolazione con l’efficacia e l’efficienza adoperata nel passato.

Questa situazione ha certamente portato a una forte limitazione nell’esecuzione di test e screening nei confronti della presenza del virus dell’epatite C. Tuttavia, questo virus non si è fermato nella sua trasmissione, continuando anche a peggiorare le patologie correlate nei pazienti già infetti.

In particolare, ne consegue che l’organizzazione locale dei SerD e dei Centri di Trattamento debba prevedere particolari forme organizzative per anticipare la ripresa delle attività di screening, grazie anche all’impiego di test rapidi salivari, in un contesto di reciproca collaborazione della rete locale al tempo del coronavirus, valutando nuovi modelli di intervento, finanche quello di associare al testing per epatite C, quello per SARS-CoV-2. Questa attività consentirebbe peraltro di ottimizzare le risorse necessarie rispetto allo svolgimento di due campagne di screening oggi indipendenti e potrebbe essere di interesse nell’identificare aspetti epidemiologici di sovrapposizione delle due patologie in soggetti tossicodipendenti.

Il corso si prefigge quindi l’obiettivo di rilevare e valutare quali modifiche organizzative si sono o possono essere intraprese per non perdere i risultati raggiunti in Italia nella lotta all’epatite C in questa particolare popolazione.

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Programma lavori: Consulta Pdf

Comunicato stampa: Consulta Pdf

Rassegna stampa: Consulta Pdf

Curricula Faculty: Consulta Pdf

Fabio Cannarella – Dirigente medico, Referente SerD Frentani – ASL RM1 Roma
Pietro Casella Direttore – UOC Dipendenze – ASL RM1 Roma
Daniela Castiglia Responsabile – UO SerD S.Maria della Pietà – ASL RM1 Roma
Maria Grazia Giannantonio – Dirigente medico, Referente SerD Montesacro/Rovani – ASL RM1 Roma
Anna Maria Lupi Dirigente medico – SerD Frentani – ASL RM1 Roma
Roberto Mollica Dirigente medico – ATS Bergamo Bergamo
Alessandra Moretti Dirigente medico – UOC Gastroenterologia Ospedale S. Filippo Neri – ASL RM1 Roma
Gloria Taliani -Professore Ordinario Malattie infettive, Università La Sapienza Roma
Stefano Tomassetti – Dirigente medico, SerD Santa Maria della Pietà – ASL RM1 Roma

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