Buone prassi e networking nella gestione dell’epatite C in soggetti con disturbo da Addiction, al tempo del Coronavirus

Il Progetto HAND

By 28 Luglio 2020

Opzioni

17 Dicembre 2020 15:00 - 17:40

Responsabile scientifico: Prof. Massimo Andreoni

Razionale scientifico

L’infezione da epatite C rappresenta una forma morbosa molto insidiosa, sia per l’elusività del virus che per facilità di contagio tra i soggetti a rischio, come i consumatori di sostanze stupefacenti.
I vari organismi internazionali che si occupano del problema (WHO, UNODC, EMCDDA, ECDC) suggeriscono l’adozione di strategie specifiche per limitarne la diffusione fino alla sua eradicazione; obiettivo ritenuto raggiungibile dall’OMS entro il 2030.
La recente disponibilità di nuovi trattamenti farmacologici a maggiore efficacia e meglio tollerati (Direct-Acting Antivirals – DAAs) rappresenta un punto di forza per la reale opportunità di un intervento risolutivo nei confronti dell’infezione da epatite C, mentre il maggiore punto di debolezza continua ad essere la bassa percentuale di soggetti a rischio sottoposti a test per la rilevazione del virus.

In questi ultimi mesi, la strategia italiana rivolta alla eliminazione dell’epatite C, si è scontrata con l’emergenza coronavirus che, in molte realtà, ha indotto a ripensare e trasformare il sistema di cura e presa in carico dei pazienti. In particolare, e analogamente alle altre forme morbose, la necessità di ridurre la circolazione delle persone, il mantenimento del distanziamento fisico e l’adozione di misure di prevenzione e protezione spesso non ha consentito di continuare ad assistere questa popolazione con l’efficacia e l’efficienza adoperata nel passato.

Questa situazione ha certamente portato a una forte limitazione nell’esecuzione di test e screening nei confronti della presenza del virus dell’epatite C. Tuttavia, questo virus non si è fermato nella sua trasmissione, continuando anche a peggiorare le patologie correlate nei pazienti già infetti.

In particolare, ne consegue che l’organizzazione locale dei SerD e dei Centri di Trattamento debba prevedere particolari forme organizzative per anticipare la riprese delle attività di screening, grazie anche all’impiego di test rapidi salivari, in un contesto di reciproca collaborazione della rete locale al tempo del coronavirus, valutando nuovi modelli di intervento, finanche quello di associare al testing per epatite C, quello per SARS-CoV-2. Questa attività consentirebbe peraltro di ottimizzare le risorse necessarie rispetto allo svolgimento di due campagne di screening oggi indipendenti e potrebbe essere di interesse nell’identificare aspetti epidemiologici di sovrapposizione delle due patologie in soggetti tossicodipendenti.

Il corso si prefigge quindi l’obiettivo di rilevare e valutare quali modifiche organizzative si sono o possono essere intraprese per non perdere i risultati raggiunti in Italia nella lot

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Faculty: consulta cv

Massimo Andreoni – Professore Ordinario di Malattie Infettive, Facoltà di Medicina e Chirurgia,
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Ludovica Ferrari – Medico Specializzando, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Roma Roma
Silvia Gallozzi – Responsabile Servizio per il Trattamento delle Dipendenze – ASL Roma 6 Roma
Loreta Kondili – Ricercatore Istituto Superiore di Sanità Roma
Claudio Leonardi – Direttore UOC Patologie da Dipendenza – ASL Roma 2 Roma
Lucia Spilabotti – Dirigente Medico -UOC Medicina Generale, PO Frascati – ASL Roma 6 Frascati

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